«Riguardando questi materiali vedo che quasi
tutte le correzioni sono a togliere: questo vuol dire che l'attuale
versione, in ogni suo tratto di lingua e stile, era già tutta nella
primissima. Anche per questo Di bestia in bestia è il libro della mia
vita». MM
ripostiglio[ri-po-stì-glio] s.m. (pl. -gli) • Locale in cui si tengono gli oggetti d'uso domestico che non trovano collocazione altrove SIN sgabuzzino • sec. XIV
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venerdì 29 marzo 2013
giovedì 28 marzo 2013
L’ultima regola di Cascione è da tenere a mente
Ecco, io, mentre scrivo, vorrei dirvi per prima l'ultima
regola di Cascione, perché uno dovrebbe tenersela a mente sempre, dovrebbe scriversela
a penna o stamparsela: una cosa di quelle da non dimenticare mai.
Ma si sa: a parole e lezioni da non dimenticare mai ci si
arriva dopo lunghe attese, dopo prove, anche dopo cadute rovinose, anzi, dopo
atterraggi rovinosi: ci vogliono tempo e pazienza, determinatezza. La saggezza
è una conquista …
A voi, però, per imparare, per conoscere questa perla di
saggezza, basterebbe leggere il libro di Marco Marsullo, Atletico Minaccia Football Club, e questa piccola verità vi
arriverebbe nel giro di duecento pagine (duecentouno, per essere esatti).
Visto che, appunto, la saggezza è una conquista graduale, e
voi non siete dei lettori infami, leggerete tutto il libro: uno potrebbe anche
sfogliarlo al volo in libreria, aprire a pagina duecentouno, aumentare la
propria saggezza e tornarsene a casa: potrebbe, ma non mi sembra una cosa
saggia da fare, appunto.
Una buona cosa, invece, sarebbe leggerlo tutto e sapere come
Vanni Cascione sia arrivato a questa sua settima regola, e sapere – anche e soprattutto
– chi è Vanni Cascione: un allenatore di provincia senza speranza che ha
collezionato esoneri e sconfitte, che si trova tra le mani un'armata
Brancaleone; un Mourinho dei poveri che si dà delle regole, un po' a mo' di Fight
Club.
Le regole servono, ovvio, anche quelle di Cascione, perché
aiutano schierarsi con nettezza nei momenti d'incertezza; aiutano a prendere
una posizione: mai sottovalutarle. Per esempio, quando stai perdendo una
partita, ricordati che: «non importa quanti gol prendi in una giornata storta,
ma quanti altri ne potevi prendere se la partita non fosse finita» (questa è la
terza regola di Cascione, ricordatevela).
Cascione dice pure che «non esistono partite amichevoli,
esistono solo partite da vincere. Il fair play è un'invenzione dei Testimoni di
Geova e dei preti d'oratorio». Proprio così. Del resto, nella vita non esiste
il pareggio, si diceva in un film.
Cascione ha delle regole, sì, ma Cascione ha soprattutto un
mito: Josè Mourinho.
Josè Mourinho è il mito da non perdere (quasi) mai di vista:
«cosa farebbe, al posto mio, Josè Mourinho?» si chiede in continuazione Vanni,
trasformandosi nello Special One, compiendo miracoli, motivando la sua squadra
con discorsi alla Ogni maledetta domenica,
a volte dopo il suo benedetto Domenico, Mimì,
che con i suoi modi sa essere molto convincente e può dare una mano («Facite
silenzioooo! Mannaccia allu demoniooo!»), per esempio per dividere i giocatori
dopo una zuffa.
Del romanzo di Marsullo ti restano le similitudini d'effetto,
divertenti («il vento caldo di Mondragone mi avvolse come cellofan»; «magro
come un etto di bresaola»); ti restano i personaggi, caricature d'essere umani,
come se ne trovano, però, tantissimi nella vita; ti restano gli oggetti, i
vestiti, gli accessori («il sector pezzotto»; «la canottiera pezzotta»), ti
resta una provincia campana esagerata eppure vera, coi suoi bagni, coi suoi bar,
con i suoi campi di calcio.
Ma com'è questa squadra? In realtà, dovete proprio leggerlo,
quindi continuo a dirvi nulla …
Però vi dico che l’Atletico Minaccia è la squadra di Nino che
corre come una scheggia e ha una «carnagione olivastra che rivelava intere
giornate passate a scagliare palloni contro la saracinesca di un box auto»; di
Antonio Pisapia che ha un nome che ricorda L'uomo
in più: quarantré anni (un po' vecchio per giocare a calcio); due stagioni
da comprimario nel Torino di Mondonico; giocatore che nella sua carriera ha
superato solo due volte la linea del centrocampo: non male; poi c'è Spugna che
parla per citazioni e ha un passato da campione a Sarabanda («e prendere a
pugni un uomo solo perché è stato un po’ scortese, - cantava dondolandosi, -
sapendo che quel brucia non son le offese…»); poi c’è Papatoccia «nu’ pitbùll
con i piedi di Zico»: una bella squadra, senz’altro.
È «la sregolatezza che non ha a che fare col genio» che
Marsullo cita in esergo da Santa Maradona,
è sregolatezza pura, epica per niente sublime o eroica, che racconta come Vanni
Cascione non si faccia scappare l'unica, vera occasione della sua vita per essere
ricordato come un allenatore vincente.
Certo all'Atletico Minaccia come dice Cascione a Lucio Magia «serviva qualche caso umano in
meno e qualche professionista in più», ma poco importa e poi «un giocatore lo
vedi dal coraggio, dall'altruismo, dalla fantasia» (cantava quello, come del
resto ricorda Spugna), un allenatore anche, uno scrittore pure: «non si è
scrittori perché si è scelto di dire certe cose, ma perché si è scelto di dirle
in un certo modo» (questo è Sartre), Marsullo ha scelto un certo modo, «cento,
cento» (direbbe Vanni) e a me è piaciuto (dico io), e questa non è una
recensione, per carità, ma è solo un modo per dirvi da questo blog ripostiglio:
leggetelo.
Tamara Baris
Marco
Marsullo è nato a Napoli nel 1985. Atletico
minaccia football club, Einaudi, 2013, è il suo primo romanzo, e magari la
vostra prossima lettura.
Francesco De Gregori, Nino, comunque.
Francesco De Gregori, Nino, comunque.
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